venerdì 6 maggio 2011

Note per un programma di politica economica e morale

... da www.appelloalpopolo.it

Condivido in pieno quanto segue e per darne risalto il più possibile voglio dare il mio piccolo contributo pubblicandolo sul mio blog (ma anche come mio promemoria).

di Stefano D’Andrea



Allego un elenco di obiettivi e soprattutto di concrete proposte che, a mio avviso, consentirebbero di promuovere: 1) una maggiore equità nella redistribuzione delle risorse; 2) l’autonomia e l’indipendenza del popolo e della nazione; 3) un riavvicinamento dei cittadini italiani alla loro Terra; 4) una concezione e una prassi della vita lente; e 5) la tutela sacra dell’infanzia. Poi svolgo poche brevi considerazioni sul complesso delle proposte.






Un contadino siciliano deve poter vivere dignitosamente lavorando un aranceto di cinque ettari.



Il distretto tessile di Prato va ricostruito.



Altissimi indici di risparmio energetico devono essere imposti da una legge nazionale per le ristrutturazioni di immobili su tutto il territorio della nazione.



L’acqua e ogni altra bibita o succo possono essere vendute soltanto in bottiglie di vetro, con restituzione della cauzione alla riconsegna della bottiglia.



Ogni comune deve mettere a disposizione dei singoli nuclei familiari un terreno per un piccolo orto. Il nucleo che rifiuta di coltivare il terreno paga una tassa, se non dimostra che già coltiva un proprio orto.



Gli strumenti urbanistici devono prevedere, in ogni quartiere, campi incolti – che si aggiungono alle aree verdi – nei quali i bambini possano giocare senza che i genitori debbano pagare la suola calcio e senza essere istituzionalizzati da adulti (l’allenatore, per esempio) anche nel tempo del gioco.



Deve essere proibito il commercio delle bambole vestite come fate attillate (le winx) o come prostitute con gli zatteroni (le bratz).



Una legge nazionale deve dettare i criteri che le città devono seguire per espellere e/o limitare fortemente la circolazione delle automobili all’interno delle città.



Devono essere reintrodotti: le norme che disciplinavano la stabilità del rapporto di lavoro subordinato nel 1999; le licenze di commercio; il divieto di pubblicità e i limiti tariffari per l’esercizio delle libere professioni; la separazione tra banche d’affari e banche commerciali; l’equo canone.



Deve essere limitato il credito al consumo: tra mutui, scoperti bancari, finanziamenti (finalizzati e non), leasing, carte di credito e cessione del quinto dello stipendio, il capitale finanziario prestato non può superare il 30% del reddito e/o della rendita del debitore.



Devono essere fissate per legge la percentuale (50%) dell’importo del mutuo immobiliare, nonché la durata massima del mutuo (20 anni)



Devono essere vietati i gratta e vinci e simili, nonché le slot machine ed altre macchinette elettroniche che attualmente consentono di giocare denaro. Il lotto e il superenalotto devono tornare ad avere estrazioni settimanali. Le lotterie nazionali vanno autorizzate due volte all’anno.



Deve essere dichiarata la nullità del contratto di franchising.



Deve essere introdotto il divieto di nuovi centri commerciali e deve essere previsto lo smantellamento entro dieci anni dei centri commerciali esistenti.



Deve essere limitata la pubblicità pagata alle imprese di comunicazione e intrattenimento, le quali potranno fatturare, come corrispettivo della pubblicità, una somma pari al 20% degli incassi (dell’anno precedente) derivanti dalla vendita delle informazioni e dell’intrattenimento. Le imprese abituate a “donare” informazioni e intrattenimento ai lettori, agli ascoltatori o ai telespettatori non potranno vendere pubblicità.

Un quotidiano non può essere composto da più di venti pagine.

Ogni emittente televisiva non può trasmettere più di dodici ore al giorno: dalle 6,00 alle 8,00; dalle 12,00 alle 15,00; e dalle 17,00 alle 24,00. I cartoni animati potranno essere trasmessi soltanto dalle 17,00 alle 18,00.



Devono essere limitate o escluse le delocalizzazioni dei capitali.

Le imprese nei settori strategici devono essere protette e se necessario nazionalizzate.



E’ necessaria la reintroduzione di una moneta nazionale.

Deve essere reintrodotto un ferreo controllo sui movimenti di capitali.

Devono essere prese tutte le misure possibili volte a far sì che il debito pubblico sia in mano agli italiani e non agli intermediari finanziari. Devono essere mantenute e aumentate le riserve di oro.



Se gli obiettivi indicati implicano limitazioni alla libera circolazione delle merci e dei capitali – e le implicano necessariamente – le limitazioni vanno introdotte nell’ordinamento. Se le limitazioni implicano l’uscita dall’Europa unita, bisogna uscire. Se le limitazioni implicano l’uscita dal WTO e da altri trattati istitutivi di organi sovrannazionali – e la implicano – allora bisogna uscire dal WTO e dagli altri trattati.

Più in generale se gli obiettivi indicati sono incompatibili con il diritto europeo, che attualmente prevale sul diritto italiano – persino su gran parte della Costituzione Italiana –, ed è indubbio che sono assolutamente incompatibili, bisogna uscire dall’Europa. Allo stesso modo se gli obiettivi indicati sono incompatibili con il WTO o con altri trattati internazionali bisogna uscire dal WTO e recedere dai trattati internazionali.



Ai trattati economici globali, ai quali partecipano tendenzialmente tutti gli stati, bisogna sostituire trattati regionali: i trattati della regione del mediterraneo; e i trattati della regione dell’eurasia.



Tutti coloro che condividono anche soltanto il 50% di questo programma dovrebbero unirsi in un unico nuovo partito, accettando la rimanente parte del 50% del programma. Infatti, senza ipotizzare un partito che persegua per intero il programma, i singoli provvedimenti non verranno mai presi. Essi hanno una logica unitaria e si fondano su basi comuni. Accettate quella logica e quelle basi, non ha senso opporsi alla singola proposta, soltanto perché siamo in una condizione nella quale essa non è per noi conveniente. I vantaggi del mutamento di paradigma saranno complessivi. Saranno per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti.



Non so se il programma può essere definito della decrescita. La decrescita non è un obiettivo è al più un risultato. Il risultato dell’attuazione di provvedimenti che perseguono: 1) una distribuzione delle risorse equa – che sposti ricchezza: dal capitale finanziario al capitale direttamente produttivo; dal capitale in generale al lavoro, autonomo e subordinato; dalle rendite ai profitti e ai redditi -; 2) l’autonomia e l’indipendenza del popolo e della nazione; 3) una concezione e una prassi della vita lente; 4) il rispetto civile, se non sacro, della nostra Terra; 5) la tutela sacra per l’infanzia.

Nessun commento: