http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/02/vaccini-contaminati-da-metalli-pesanti.html
di Stefano Montanari
Non è mia intenzione esprimere opinioni sulla reale
attività dei vaccini, sui pro e sui contro del loro impiego, sui loro eventuali
successi e i loro eventuali fallimenti. Né è mia intenzione commentarne il business.
Qui darò solo dei fatti di cui sono protagonista e di cui, per questo, posso
garantire l’oggettività.
All’incirca una decina di anni fa l’Università di
Mainz sottopose a mia moglie, la dottoressa Antonietta Gatti, il caso di una
granulomatosi cutanea che i medici tedeschi avevano attribuito, senza, però,
capirne il meccanismo, all’iniezione di un vaccino contro la pollinosi. Noi
analizzammo sia il tessuto patologico sia il farmaco e scoprimmo che a causare
la malattia erano stati delle particelle solide, inorganiche, non
biodegradabili e non biocompatibili che inquinavano il vaccino. Insomma, delle
polveri grandi più o meno un millesimo di millimetro che non avevano titolo di
stare dove le avevamo trovate.
Anni dopo, lavorando per una tesi di laurea,
analizzammo 19 campioni vaccini tutti diversi tra loro e li trovammo tutti
inquinati da micro- e nanoparticelle di composizione chimica piuttosto varia.
Quasi un paio d’anni fa, su richiesta della
trasmissione TV Le Iene, analizzammo un campione del vaccino anti-papilloma
virus, trovandolo pure quello inquinato. Nonostante le ore di ripresa
effettuate e la mia intervista con Roberto Biasio, direttore medico della
Sanofi Pasteur, la distributrice del prodotto, il servizio non andò mai in
onda.
Può essere interessante riferire come la rivista Il
Salvagente abbia pubblicato una lunga intervista con me (n. 38 – 27 settembre -
4 ottobre 2012) cui, nello stesso numero, rispose il dottor Biasio secondo il
quale le nostre analisi sono “condotte con metodologia seria” ma non c’è motivo
di allarme perché non ci sono leggi che normino quelle presenze per indebite
che quelle siano. Altra affermazione è che i nostri ritrovamenti sono “rarissimi
casi isolati”, cosa quanto meno bizzarra perché non ci è mai capitato di
trovare vaccini puliti e la probabilità d’imbroccare ogni volta un caso rarissimo
è di un’improbabilità assoluta. Inoltre – aggiunge ancora Biasio – se ci sono
particelle in un vaccino, il medico se ne accorge con una semplice ispezione
visiva. Questo significa che il medico, guardando la fiala prima dell’iniezione,
vede ad occhio qualcosa che è visibile solo al microscopio elettronico.
Altrettanto interessante, sempre nello stesso numero
della rivista, è ciò che sostiene Stefania Salmaso, direttrice del Centro
nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità. La tesi è che le
nostre analisi sono “estemporanee e non ripetibili”. Il che è quanto meno
curioso, se non altro perché non è chiaro l’uso dell’aggettivo estemporaneo,
non fosse altro che perché la metodologia che noi abbiamo messo a punto è
validata dalla Comunità Europea e mia moglie è inserita dai suoi colleghi a
livello planetario in quello che si chiama College of Fellows, il gruppo in cui
sono riuniti i 32 scienziati più grandi del mondo nel settore della
bioingegneria e dei biomateriali. Quanto alla non ripetibilità, temo che la
dottoressa Salmaso non abbia le idee chiare in proposito, essendo tutto
perfettamente riproducibile a patto, naturalmente, di sapere che cosa cercare e
come fare. In aggiunta c’è la dichiarazione sempre della dottoressa Salmaso secondo
cui ogni lotto di vaccino è controllato da “una serie di controlli di qualità
stringenti standardizzati”. Non resta che interrogarsi sulla metodologia con
cui quei controlli sono effettuati.
Il nostro laboratorio ormai da anni fatica molto a
lavorare, e questo a causa dell’azione di Beppe Grillo che il 22 gennaio 2010
riuscì a farci sottrarre il microscopio elettronico con cui noi facevamo
ricerca (http://www.stefanomontanari.net/sito/images/pdf/grillo_microscopio.pdf).
Tuttavia siamo riusciti a controllare altri due vaccini, trovandoli ambedue inquinati sempre da polveri inorganiche non biocompatibili. Così, in totale, 23 sono i campioni di vaccini analizzati, vaccini diversi per produzione e per indicazione, e per 23 volte il risultato è stato lo stesso: più o meno come fare 13 al totocalcio 23 volte di seguito.
Tuttavia siamo riusciti a controllare altri due vaccini, trovandoli ambedue inquinati sempre da polveri inorganiche non biocompatibili. Così, in totale, 23 sono i campioni di vaccini analizzati, vaccini diversi per produzione e per indicazione, e per 23 volte il risultato è stato lo stesso: più o meno come fare 13 al totocalcio 23 volte di seguito.
Concludendo, l’oggettività delle analisi indica che
quelle polveri contengono un po’ di tutto, dal Nichel al Piombo, e sono in ogni
caso incompatibili con l’organismo umano. Ognuno valuti da sé.
di Stefano Montanari
Non è mia intenzione esprimere opinioni sulla reale
attività dei vaccini, sui pro e sui contro del loro impiego, sui loro eventuali
successi e i loro eventuali fallimenti. Né è mia intenzione commentarne il business.
Qui darò solo dei fatti di cui sono protagonista e di cui, per questo, posso
garantire l’oggettività.
All’incirca una decina di anni fa l’Università di
Mainz sottopose a mia moglie, la dottoressa Antonietta Gatti, il caso di una
granulomatosi cutanea che i medici tedeschi avevano attribuito, senza, però,
capirne il meccanismo, all’iniezione di un vaccino contro la pollinosi. Noi
analizzammo sia il tessuto patologico sia il farmaco e scoprimmo che a causare
la malattia erano stati delle particelle solide, inorganiche, non
biodegradabili e non biocompatibili che inquinavano il vaccino. Insomma, delle
polveri grandi più o meno un millesimo di millimetro che non avevano titolo di
stare dove le avevamo trovate.
Anni dopo, lavorando per una tesi di laurea,
analizzammo 19 campioni vaccini tutti diversi tra loro e li trovammo tutti
inquinati da micro- e nanoparticelle di composizione chimica piuttosto varia.
Quasi un paio d’anni fa, su richiesta della
trasmissione TV Le Iene, analizzammo un campione del vaccino anti-papilloma
virus, trovandolo pure quello inquinato. Nonostante le ore di ripresa
effettuate e la mia intervista con Roberto Biasio, direttore medico della
Sanofi Pasteur, la distributrice del prodotto, il servizio non andò mai in
onda.
Può essere interessante riferire come la rivista Il
Salvagente abbia pubblicato una lunga intervista con me (n. 38 – 27 settembre -
4 ottobre 2012) cui, nello stesso numero, rispose il dottor Biasio secondo il
quale le nostre analisi sono “condotte con metodologia seria” ma non c’è motivo
di allarme perché non ci sono leggi che normino quelle presenze per indebite
che quelle siano. Altra affermazione è che i nostri ritrovamenti sono “rarissimi
casi isolati”, cosa quanto meno bizzarra perché non ci è mai capitato di
trovare vaccini puliti e la probabilità d’imbroccare ogni volta un caso rarissimo
è di un’improbabilità assoluta. Inoltre – aggiunge ancora Biasio – se ci sono
particelle in un vaccino, il medico se ne accorge con una semplice ispezione
visiva. Questo significa che il medico, guardando la fiala prima dell’iniezione,
vede ad occhio qualcosa che è visibile solo al microscopio elettronico.
Altrettanto interessante, sempre nello stesso numero
della rivista, è ciò che sostiene Stefania Salmaso, direttrice del Centro
nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità. La tesi è che le
nostre analisi sono “estemporanee e non ripetibili”. Il che è quanto meno
curioso, se non altro perché non è chiaro l’uso dell’aggettivo estemporaneo,
non fosse altro che perché la metodologia che noi abbiamo messo a punto è
validata dalla Comunità Europea e mia moglie è inserita dai suoi colleghi a
livello planetario in quello che si chiama College of Fellows, il gruppo in cui
sono riuniti i 32 scienziati più grandi del mondo nel settore della
bioingegneria e dei biomateriali. Quanto alla non ripetibilità, temo che la
dottoressa Salmaso non abbia le idee chiare in proposito, essendo tutto
perfettamente riproducibile a patto, naturalmente, di sapere che cosa cercare e
come fare. In aggiunta c’è la dichiarazione sempre della dottoressa Salmaso secondo
cui ogni lotto di vaccino è controllato da “una serie di controlli di qualità
stringenti standardizzati”. Non resta che interrogarsi sulla metodologia con
cui quei controlli sono effettuati.
Il nostro laboratorio ormai da anni fatica molto a
lavorare, e questo a causa dell’azione di Beppe Grillo che il 22 gennaio 2010
riuscì a farci sottrarre il microscopio elettronico con cui noi facevamo
ricerca (http://www.stefanomontanari.net/sito/images/pdf/grillo_microscopio.pdf).
Tuttavia siamo riusciti a controllare altri due vaccini, trovandoli ambedue inquinati sempre da polveri inorganiche non biocompatibili. Così, in totale, 23 sono i campioni di vaccini analizzati, vaccini diversi per produzione e per indicazione, e per 23 volte il risultato è stato lo stesso: più o meno come fare 13 al totocalcio 23 volte di seguito.
Tuttavia siamo riusciti a controllare altri due vaccini, trovandoli ambedue inquinati sempre da polveri inorganiche non biocompatibili. Così, in totale, 23 sono i campioni di vaccini analizzati, vaccini diversi per produzione e per indicazione, e per 23 volte il risultato è stato lo stesso: più o meno come fare 13 al totocalcio 23 volte di seguito.
Concludendo, l’oggettività delle analisi indica che
quelle polveri contengono un po’ di tutto, dal Nichel al Piombo, e sono in ogni
caso incompatibili con l’organismo umano. Ognuno valuti da sé.
Nessun commento:
Posta un commento